
Domenica 29 gennaio ore 18.00
DOV'È FINITO LO ZIO COSO
Liberamente tratto dal romanzo “Lo zio Coso” di Alessandro Schwed
con Gianni Poliziani e Alessandro Waldergan
adattamento teatrale e regia Manfredi Rutelli
musiche originali di Paolo Scatena
Luci Simone Beco
Per celebrare la Giornata della Memoria, domenica 29 gennaio alle ore 18, LST Teatro propone al Teatro Caos “Dov’è finito lo Zio Coso”, per la regia di Manfredi Rutelli, con Gianni Poliziani e Alessandro Waldergan e le musiche di Paolo Scatena.
Liberamento tratto dal romanzo “Lo Zio Coso” di Alessandro Schwed, lo spettacolo affronta non tanto il tema della Shoah che comunque rimane sullo sfondo, quanto più quello della memoria, esercizio indispensabile, seppur faticoso, per far sì che certe cose non vengano oscurate.
Il viaggiatore Melik è su un treno diretto in Ungheria, alla ricerca delle sue radici e di suo zio, fratello del padre recentemente scomparso, quando incontra il veterinario Oscar Rugyo, convinto sostenitore della tesi per cui la Seconda Guerra Mondiale non è mai esistita. Bombardamenti, deportazioni e morti sarebbero per Oscar il frutto di un complotto giudaico laburista finalizzato a mettere in cattiva luce la grande Germania, e quel che ha vissuto Melik una storia priva di verità. È a questo punto che nella mente di Melik qualcosa si incrina provocando un dolore come di una botta, forse di una caduta dal treno. Comincia allora a perdere le parole, a dimenticare perfino il nome dello zio da cui si sta recando, motivo per cui lo chiama “lo zio Coso”. Con la testa ancora dolorante si sforza di ricordare la storia che l’ha portato fin lì, per non abbandonarsi ad alcuna caduta nell’oblio.
Attraverso la rappresentazione di un incontro surreale e devastante, “Dov’è finito lo Zio Coso” è una storia che porta al limite le conseguenze del revisionismo storico e impone una riflessione sulla necessità di rinnovare la memoria. “Come dice San Paolo – spiega il regista - ogni cosa si rivela con l'esposizione alla luce, e tutto ciò che viene esposto alla luce diventa luce. L'unico modo per salvarci dal precipizio, dall'abisso della dimenticanza, e riaffermare la presenza nella Storia, è l'estenuante, ossessivo e doloroso riportare alla luce ciò che qualcuno vorrebbe nascondere, oscurare, seppellire: oggetti, parole, preghiere, strade, città, date, nomi”.
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